Umanesimo Digitale: l’uomo nell’innovazione digitale
Nell’ambito della digital transformation, dietro la tecnologia c’è sempre l’essere umano. Negli ultimi anni si sta dibattendo molto sul concetto di etica nell’ambito dell’innovazione digitale e in particolare sul ruolo dell’uomo e del suo rapporto con le macchine. I nuovi sviluppi tecnologici sono in grado di svolgere in modo efficace vari compiti della vita umana ma ci sono aspetti che destano preoccupazione nel momento in cui vorremmo affidare alle macchine una porzione sempre maggiore del nostro processo decisionale. La domanda che molti si pongono è: cosa può determinare di più il nostro rapporto con l’innovazione, la tecnologia o l’approccio a essa?
L’etica all’epoca dell’Intelligenza Artificiale
Julian Nida-Rümelin e Nathalie Weidenfeld hanno scritto un saggio dal titolo “Umanesimo Digitale – Un’etica per l’epoca dell’Intelligenza Artificiale” in cui sottolineano che la vera sfida nell’ambito dell’innovazione digitale non è la tecnologia bensì l’etica. Il progresso tecnologico è sempre guidato dall’uomo e la tecnologia è il mezzo per ampliare le sue capacità.
I due autori mettono in discussione che sia possibile arrivare ad una intelligenza artificiale come replica della mente umana, hanno una visione meno angosciante per il futuro dell’uomo perché confidano nella ragione umana. Grazie alla ragione umana, la tecnologia non prenderà mai una strada diversa ma, al contrario, migliorerà e semplificherà la vita dell’uomo.
Quindi, quale termine migliore di “Umanesimo” per mettere in risalto la centralità dell’uomo?
Come l’Umanesimo nel Rinascimento riportò l’uomo al centro di ogni cosa attraverso l’arte e il pensiero, così l’Umanesimo Digitale lo fa attraverso l’innovazione tecnologica, “non converte l’essere umano in una macchina, né investe le macchine del ruolo di esseri umani” [1].
La tecnologia non è un qualcosa fine a se stessa ma una utilità al servizio dell’uomo per accrescerne le sue capacità.
L’Umanesimo digitale può diventare il mezzo per dare una direzione ben precisa all’innovazione tecnologica, ponendo al centro dell’attenzione questioni relative alla privacy, ai diritti, alla libertà, alla morale, all’etica, alla sostenibilità evitando così che la tecnologia diventi portatrice di ulteriori diseguaglianze sociali.
L’utilità dell’umanesimo digitale
Derrick de Kerckhove in un suo articolo [2], scrive sull’utilità dell’Umanesimo Digitale:
“È ora di affrontarlo: la trasformazione digitale non è più – ma nemmeno meno – interessata agli esseri umani di quanto non lo sia al significato. Gli umani sono un accessorio ancora utile perché, come suggeriva argutamente McLuhan:
“L’uomo diventa, per così dire, l’organo sessuale del mondo delle macchine, come l’ape del mondo vegetale, permettendogli di fecondare ed evolvere in forme sempre nuove.”[3]
Sappiamo cosa sta succedendo alle api e questo serve da avvertimento. La tecnologia ha bisogno della biologia per andare avanti e ha bisogno di idee, invenzioni e sviluppo, ma non si preoccupa molto dei valori. L’umanesimo, invece, è fondamentalmente un sistema di valori.
Può ancora essere proposto come baluardo contro la razionalità impazzita dell’IA? Può darsi. Sta ancora funzionando ragionevolmente bene come dispositivo di frenata, ispirando i programmatori dell’IA ad analizzare i pregiudizi automatici. ……”
[2] – https://www.media2000.it/umanesimo-digitale-lossimoro-delloggi/
[3] – Marshall McLuhan, Understanding Media, 1964