Self Driving Car – AI al servizio dell’evoluzione o dilemma morale
Qualche tempo fa ho scritto un articolo sull’Intelligenza Artificiale al servizio del traffico partendo da una semplice domanda. L’intelligenza artificiale potrà in qualche modo agevolare la vita degli automobilisti migliorando i tempi e i percorsi cittadini?
Per rispondere alla domanda, ho parlato di uno dei trend sul quale stanno trovando grande applicazione sia l’AI che il Machine Learning: il “Self Driving Cars”. Sostanzialmente si tratta di applicare l’Intelligenza Artificiale su progetti automotive legati al tema della mobilità di massa. La self driving car è l’auto a guida autonoma in grado di svolgere le stesse mansioni del guidatore.
ALT! In questi giorni sono incappato su qualcosa di estremamente interessante che mi ha fatto riflettere molto e mi ha spinto a riprendere questo argomento: il Moral Machine.
Moral Machine, di cosa si tratta?
É una piattaforma sviluppata dal Massachusetts Institute of Technology, che genera dilemmi morali e raccoglie informazioni sulle decisioni che le persone prendono tra due esiti distruttivi. Lo scopo del progetto è di raccogliere e analizzare, dal punto di vista umano, le decisioni che una self driving car dovrà affrontare, per arrivare alla creazione di macchine simili alla mente umana sotto il profilo morale. Chiunque di noi può andare sul sito https://www.moralmachine.net/ e fare il test scegliendo tra diversi scenari che contemplano varianti quali il numero delle persone coinvolte, età, genere, salute, lavoro, colore della pelle ecc.
Dilemmi morali
I dilemmi morali che dovranno essere affrontati dai software di guida delle self driving car sono moltissimi e tutti “moralmente” complicati. Sostanzialmente le alternative sono tra il sacrificare la vita di qualcuno in base ad alcuni parametri, rispettare le regole o evitare lo schianto. La domanda che ci si pone è se sia lecito sacrificare la vita di pochi per salvarne molti o se ragionare secondo la logica del male minore.
É evidente che test di questo tipo hanno dei limiti. Infatti richiedono risposte a tavolino senza considerare l’emotività reale del momento che ci spingerebbe a fare delle scelte istintive diverse (o forse uguali) rispetto ai test. Infatti è proprio l’istinto la chiave di tutto, ciò che differenzia l’essere umano dalla macchina. Nello studio dei dilemmi etici si sta rilevando un ottimo alleato l’utilizzo della realtà virtuale. Infatti si ricreano ambienti molto vicini alle condizioni di stress emotivo reali. Si cerca sempre più un rapporto emozionale di partecipazione (empatia) tra la mente umana e quella delle macchine.
L’empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” percependo, in questo modo, emozioni e pensieri. Cosa potrebbe significare questo in un futuro? Le macchine potranno aprire la principale porta di accesso agli stati d’animo umani e al nostro mondo interiore? O forse gli uomini useranno le macchine per scaricargli i temi più scottanti e impegnativi evitando così la responsabilità delle scelte?
Beh, a questo punto che ne dite di fare il test?