La tecnologia e l’etica umana
In questo periodo estremamente difficile per la nostra quotidianità a causa del covid-19, una questione che gira su internet e che ha attirato la mia attenzione è quella relativa alla neutralità della tecnologia.
Condivido l’opinione della Ministra per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione – Paola Pisano – che “la tecnologia non è neutra: il suo valore dipende da come la si sviluppa, da come la si applica.”
In un momento di reclusione come quello che stiamo vivendo, la tecnologia sta dando un contributo enorme per superare i vincoli che la distanza sociale ci impone (smart working, lezioni scolastiche e universitarie, contatti familiari, etc.).
Di contro, la ricerca e lo sviluppo di tecnologie per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale con lo scopo di efficientare i processi che guidano manca alla nostra società (pensiamo alla medicina e ai suoi modelli matematici di questo periodo, all’app di tracciamento della nostra mobilità), o a supporto di decisioni complesse e delicate da prendere, pone diversi spunti di riflessione quali la privacy dei cittadini, l’utilizzo e la sicurezza dei dati trattati dalla tecnologia.
Sempre secondo la Ministra “la tecnologia deve essere etica, trasparente, sicura e inclusiva e la sua applicazione deve mirare a rendere la nostra vita migliore, ad affrontare problemi gravi sinora irrisolti”.
L’uomo al centro della rivoluzione tecnologica
Questo è il punto centrale della questione: l’uomo deve essere sempre al centro di qualsiasi rivoluzione tecnologica.
Si dibatte molto sull’impatto della rivoluzione tecnologica, digitale e industriale nell’era del 4.0. Ma c’è un’altra rivoluzione senza la quale la tecnologia non avrebbe alcuna valenza: quella sociale.
Marco Taisch sul Sole24Ore sostiene che “Le applicazioni 4.0 si stanno rivelando molto più “human-centric” del previsto. A dispetto delle previsioni più fosche che presagivano semplicemente la sostituzione del lavoro coi robot, stiamo osservando come nei progetti che introducono le tecnologie 4.0 in azienda – l’Internet of Things, l’Intelligenza Artificiale, i Big Data e il Cloud Computing – l’essere umano sia sempre al centro delle attività di pianificazione, gestione e analisi dei dati”.
La digital transformation deve essere intesa sempre più come un’operazione culturale prima che tecnologica; deve essere guidata non solo dalla qualità delle applicazioni ma soprattutto dalla capacità di ripensare e reingegnerizzare i processi nella cultura aziendale e sociale.
La vera rivoluzione sta nell’abilità di compiere un salto culturale e qualitativo di gestione e visione strategica. Perché ciò sia possibile, fondamentale è mettere al centro sempre e prima di tutto l’uomo, i suoi bisogni e i suoi diritti.